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martedì 14 febbraio 2012

MARCO PARENTE il secondo singolo “C'era una stessa volta” tratto dall’album “LA RIPRODUZIONE DEI FIORI”



Io somiglio a te e tu a me
anche se non ci conosciamo…
La verosimiglianza della disuguaglianza
la vedo ogni giorno alla fermata del tramonto…
Marco Parente, uno dei songwriter più brillanti e inafferrabili del panorama contemporaneo presenta il suo secondo singolo “C’era una stessa volta” tratto dall’album “La riproduzione dei fiori” uscito per Woland (distr. GoodFellas).
Dopo numerose recensioni lusinghiere sulla bellezza e sulla qualità de La riproduzione dei fiori, il nuovo singolo mette l’accento sul lato più rock di un album, che ha mostrato l’abilità di Marco Parente nel giocare con le parole e nel mettere insieme liriche di grande forza comunicativa, tra flussi di coscienza e storie reali.
Qua e là in tutto il disco citazioni letterarie e musicali, e non a caso nell'incedere musicale del nuovo singolo aleggia volutamente Hurricane di Dylan, mentre le parole rotolano nel tipico "spokenword" alla Parente. “Come accade per tutti i grandi – qui non si copia... si ruba!” e aggiunge “Il testo accorcia le distanze tra barbaro e classico fino a mettere in discussione ogni tipologia di diversità”.
C’era una stessa volta”, è il brano che dà una sferzata di rock acido e che insiste sulla “storia che si ripete” ciclicamente e inevitabilmente, spesso invisibile proprio perché troppo palese. Il risultato è un proiettile dritto in faccia alla paura della verosimiglianza. “In fondo la natura umana è tanto prevedibile quanto simile in ogni suo gesto quotidiano” spiega Parente "....e se un giorno sentirò questa canzone alla radio è perché finalmente anch'io somiglio a te".
C’era una stessa volta” è anche il primo vero videoclip ufficiale dell’album ed esce oggi, in anteprima, su  www.indie-eye.it. Oltre a esserne l'interprete, Marco Parente ne scrive lo storyboard e ne cura la regia, insieme naturalmente al prezioso aiuto di Ruggero Lupo Mengoni (già regista dei due video-arrangiamenti di "Calma" e "Il giardino delle cose vaghe"). 

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